Di respingimenti in Bulgaria

Ai microfoni di Harraga, in onda su Radio Blackout, con una compagna del collettivo Rotte Balcaniche abbiamo approfondito gli ultimi, tragici eventi accaduti al confine bulgaro-turco, di cui ha parlato anche la stampa nostrana.

Negli ultimi giorni di dicembre, nel cuore della riserva naturale sfregiata dalla frontiera sudorientale della Bulgaria e dell’UE, la politica mortifera europea ha portato alla morte di tre giovanissimi egiziani, mentre tentavano di attraversarne i fitti boschi. Tre morti volute dalle guardie di frontiera, che nonostante le numerose segnalazioni, hanno ostacolato in ogni modo i tentativi di soccorso dei solidali presenti sul posto. Come su ogni frontiera militarizzata dell’UE, le morti non sono incidentali, anzi: i respingimenti, il rifiuto di rispondere a segnalazioni e di chiamare l’ambulanza, l’occultamento dei cadaveri e le violenze sono parte integrante del sistema di controllo dell’immigrazione illegale attuato dalla polizia di frontiera bulgara, supportata da Frontex, e voluto dall’UE come moneta di scambio del recente ingresso del paese nello spazio Schengen. A questo drammatico quadro fanno da contorno una politica migratoria che rende l’accesso ad uno status legale sempre più difficile, condizioni disumane nei campi destinati ai richiedenti asilo, e l’uso sistematico della detenzione amministrativa per processare le domande di asilo, espellere e deportare il maggior numero di persone il più velocemente possibile.

Chi tenta di ostacolare la macchina delle espulsioni viene represso duramente, ed è ciò che è accaduto ai/alle tre compagne arrestate la notte del 24 dicembre, per aver tratto in salvo tre persone disperse nei boschi. Chi prova a documentare l’operato delle guardie di frontiera, denunciare i respingimenti e supportare le persone in movimento viene accusato di traffico di esseri umani e di ostacolare le forze dell’ordine, e gli viene materialmente impedito con ogni mezzo di restare sul territorio.

Se i media mainstream bulgari poco fanno per visibilizzare il fenomeno e contribuiscono invece alla criminalizzazione delle persone immigrate e delle solidali, non possiamo non notare come i giornali italiani abbiamo riportato la notizia spettacolarizzando il ruolo dei solidali italiani ingiustamente arrestati in Bulgaria per aver salvato vite umane, senza minimamente mettere in discussione le politiche europee all’origine di tanta orientale barbarità.

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