English belowb, France desous
Riceviamo e diffondiamo:
La resistenza del campo di Eleonas contro la sua chiusura forzata continua.
Le/i residenti continuano a opporsi ai trasferimenti forzati organizzati dalla direzione nel tentativo di svuotare gradualmente il campo. Denunciano le politiche razziste dell’Unione Europe nella gestione dei confini e i risultato della loro applicazione nelle città e nei campi, veri e propri lager per persone senza documenti europei.
Il piano che l’amministrazione comunale ha in serbo da anni per Eleonas è quello di radere al suolo l’intero quartiere, che tra l’altro ospita il bazar della domenica, e allontanare chi lo attraversa per costruirvi un nuovo stadio. Un’opera di gentrificazione in linea con quanto sta avvenendo in altre zone della città, come la piazza centrale di Exarcheia, ora completamente chiusa e militarizzata dopo l’avvio del nuovo cantiere della metropolitana.
Per opporsi al piano di chiusura forzata, le/i residenti organizzano blocchi delle attività della direzione e rifiutano i trasferimenti coatti verso altri campi, situati in luoghi isolati, lontani dalle città, da cui è impossibile trovare un lavoro o mandare a scuola i figli.
I trasferimenti avvengono tramite ricatti e menzogne: le persone vengono convinte ad accettare con il pretesto che questo sia l’unico modo per proseguire le procedure per la richiesta di asilo, pratiche che poi nella maggior parte dei casi non porteranno da nessuna parte. A chi rifiuta, la direzione stacca gli allacci di luce e acqua.
L’ultimo pullman è partito da Eleonas portando via una trentina di persone in direzione di Schistos il 18 agosto scorso, dopo una lunga notte di resistenza. Le/i residenti del campo e le/i solidali sono stati attaccati violentemente della polizia in antisommossa che ha forzato il blocco della porta caricando e manganellando le persone sedute per terra, lanciando gas e spray al peperoncino. La polizia ha così invaso il campo e, in risposta, sono state lanciate delle pietre.
Proprio per impedire la pianificazione di ulteriori trasferimenti, le/i residenti del campo hanno organizzato nella mattinata di venerdì un nuovo blocco delle attività della direzione.
Al suo arrivo verso le 7 del mattino, la direttrice Maria Dimitra Nioutsikou, già conosciuta con questa veste nei campi di Samos e Skaramangas, è stata scortata dai reparti antisommossa in direzione del cancello del campo. Qui una decina di donne insieme con i propri figli ha creato uno scudo umano per impedire l’accesso.
A Eleonas sono le donne della comunità congolese che organizzano la resistenza, sempre in prima linea durante i blocchi e le proteste che durano ormai da mesi.
Dopo una iniziale ritirata, la polizia si é ridiretta verso il cancello. Qui ha forzato la barricata di cassonetti, ha caricato il gruppo di persone spingendole contro il cancello e ha picchiato violentemente alcuni solidali.
Sei di loro sono stati arrestati e dovranno presentarsi a giudizio il primo settembre con le accuse di resistenza, minacce e insulti, interruzione di pubblico servizio e disturbo della quiete pubblica.
L’attacco della polizia é proseguito con inseguimenti e cariche all’interno del campo dove le residenti bloccavano la porta dell’ufficio nel quale la direttrice era stata accompagnata dalla celere. A più riprese donne e bambini sono state spinte e aggredite dalla polizia
fino a quando la direttrice e gli altri dipendenti del ministero non hanno lasciato la scena, protetti dalla polizia e accompagnati dagli insulti delle/dei residenti.
La macchina repressiva é in moto e mira a creare divisioni e spaccature all’interno del campo: chi prende parte alla resistenza sta ricevendo in questi giorni ulteriori minacce e ricatti da parte della direzione a cui si aggiungono le diffamazioni pubblicate sui canali social del ministero dell’immigrazione greco ad alimentare la propaganda fascista del governo Mitsotakis.
Le/i residenti del campo di Eleonas non si lasciano ricattare o intimidire, continuano a resistere e per farlo chiedono il sostegno e la solidarietà internazionale.
Updates from Eleonas’ camp
The resistance on Eleonas camp against its forced closure continues.
Residents keep opposing the forced relocations organized by direction of the camp in an attempt to gradually empty the camp. They denounce the UE racist policies in border management and the results of their application in cities and camps, veritable lagers for people without European documents.
The plan that the city administration has had in store for years for Eleonas is to raze the entire neighborhood, which among other things houses the Sunday bazaar, and drive away those who pass through it to build a brand new stadium. This is a gentrification effort in line with what is happening in other parts of the city, such as the central square of Exarcheia, now completely closed and militarized after the start of the new subway construction site.
To oppose the forced closure plan, residents are organizing blockades of the direction’s activities and refusing forced transfers to other camps, located in isolated locations far from the cities, from which it is impossible to find a job or send the children to school.
The transfers take place through blackmail and lies: people are persuaded to accept under the pretext that this is the only way to continue the asylum application procedures, practices that then in most cases will lead nowhere. To those who refuse, the management disconnects the electricity and water connections.
The last bus left Eleonas taking some 30 people away in the direction of Schistos on August 18, after a long night of resistance. The camp residents and sympathizers were violently attacked by riot police who forced the door lock by charging and baton-charging people sitting on the ground, throwing gas and pepper spray. The police thus invaded the camp and stones were thrown in response.
To prevent the planning of further relocation, the camp residents organized a new blockade of the leadership’s activities on Friday morning.
Upon her arrival at around 7 a.m., director Maria Dimitra Nioutsikou, already known in Samos and Skaramangas camps, was escorted by riot units in the direction of the camp gate. Here a dozen women along with their children created a human shield to prevent access.
In Eleonas, it is the women of the Congolese community who are organizing the resistance, being always on the front lines during the blockades and protests that have lasted for months now.
After an initial retreat, the police moved back toward the gate. Here they forced through the dumpster barricade, charged the group of people pushing them against the gate and violently beat some of the solidarians.
Six of them were arrested and are to appear for trial on Sept. 1 on charges of resisting, threatening and insulting, disrupting a public service and disturbing the peace.
The police attack continued with chases and charges inside the camp where residents blocked the door to the office in which the director was accompanied by the riot units. On several occasions women and children were pushed and assaulted by the police
until the director and other ministry employees left the scene, protected by the police and accompanied by insults from the residents.
The repressive machine is in motion and aims to create divisions and rifts within the camp: those taking part in the resistance are receiving further threats and blackmail from the direction. Moreover the Greek immigration ministry posted on its social channels defamations to feed the fascist propaganda of the Mitsotakis government.
The residents of Eleonas camp are not allowing themselves to be blackmailed or intimidated, they are continuing to resist and are asking for international solidarity and support.