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ASSEMBLEA PUBBLICA CONTRO I CPR, CONTRO LE FRONTIERE E LE STRAGI DI STATO

TROVIAMOCI OGGI ALLE 19

CORTILE DI RADIO BLACKOUT (via Cecchi 21/a)

ASSEMBLEA PUBBLICA

CONTRO I CPR, CONTRO LE FRONTIERE E LE STRAGI DI STATO

I CPR UCCIDONO

I CPR sono luoghi in cui vengono rinchiuse le persone senza documenti in attesa di essere identificate ed espulse. Campi di internamento contemporanei creati con lo scopo di isolare, terrorizzare, punire, ridefinire ed eliminare chi è detenuto in assenza di un reato.

Ricordiamo che in questi luoghi, dalla loro istituzione nel 1999, sono morte più di 20 persone, 5 delle quali solamente negli ultimi due anni.

Musa Balde, un ragazzo di 23 anni originario della Guinea, è morto in una cella di isolamento all’interno del Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di corso Brunelleschi a Torino nella notte tra il 22 e il 23 maggio.

La storia di Musa Balde è la storia della violenza dello Stato e delle sue innumerevoli frontiere dove ogni giorno muoiono centinaia di persone.

LE FRONTIERE UCCIDONO OGNI GIORNO

Nel Mar Mediterraneo: sono almeno 500 le persone che sono morte dall’inizio dell’anno mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo per raggiungere l’Europa. La strage più grave di quest’anno è avvenuta il 22 aprile, quando un naufragio ha causato la morte di 130 persone lasciate annegare al largo della Libia.

In Montagna lungo l’arco alpino: in particolare sul confine tra Italia e Francia dove i militari francesi continuano a respingere con violenza centinaia di persone ogni giorno.

Tra settembre e dicembre 2020 solamente da Oulx, in Val di Susa, sono arrivate alla frontiera oltre 4.700 persone. Molto spesso dopo aver provato più volte l’attraversamento, rimangono ad aspettare nelle città diconfine che danno più possibilità di passaggio, come ad esempio Ventimiglia o Trieste. Le frontiere sono tutti quei luoghi in cui si possono incontrare militari, forze dell’ordine e guardie che fanno retate, identificano, arrestano, respingono, rinchiudono dentro i CPR le persone che non hanno il giusto documento.

Una visita dal medico si può trasformare nell’ennesimo abuso e sopruso, e la sanità diventa parte fondante di un sistema che organizza quotidianamente la morte delle persone.

IL CARCERE UCCIDE OGNI GIORNO

La mattina dell’8 marzo 2020, scoppia una rivolta all’interno del Carcere Sant’Anna, alla quale seguono, a cascata, altre rivolte in varie carceri italiane. Cinque detenuti muoiono tra le mura del carcere di Modena, mentre

altri quattro muoiono in seguito al trasferimento. Nei giorni successivi muoiono durante le rivolte tre detenuti all’interno del carcere di Rieti e uno all’interno del carcere di Bologna.

Mentre all’esterno lo Stato proclama come unico rimedio contro la diffusione del virus COVID-19 il

distanziamento sociale, all’interno delle galere i detenuti sono costretti a sopravvivere in otto in una cella.

All’interno delle carceri lo Stato uccide ogni giorno: 154 morti nel 2020 e 143 morti nel 2019. Un eccidio di detenuti compiuto nel silenzio. A chi osa protestare ed alzare la testa toccano pestaggi ed isolamento punitivo.

IL CAPITALISMO UCCIDE OGNI GIORNO

Nei luoghi di lavoro, dove centinaia di persone muoiono in nome del profitto.

Nei quartieri popolari dove in nome della riqualificazione e della lotta al degrado le istituzioni fanno affari con gli speculatori edilizi, dove vengono sgomberate le case lasciando decine di persone abbandonate per strada in pieno inverno, dove la violenza della polizia e dei militari è quotidiana.

Nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio dove le aziende private che gestiscono questi luoghi forniscono servizi minimi, tra cui quello sanitario, facendo affari sulla vita delle persone detenute.

STRAGI DI STATO

Nell’agosto del 2018, in provincia di Treviso, un’esplosione alla sede della Lega Nord viene definita un atto terroristico.

Il compagno Juan Sorroche è attualmente sotto processo accusato di strage. Un’accusa infame che mette in evidenza, ancora una volta, come chi lotta contro lo Stato e il razzismo quotidiano che giustifica e diffonde deve essere punito ed eliminato.

Ricordiamo con rabbia che la morte di Musa non è stato un episodio isolato, una fatalità, ma è la NORMALITA’ all’interno dei CPR e in tutti i luoghi di frontiera dove muoiono centinaia di persone. Così la storia delle innumerevoli frontiere diventa la storia delle stragi di Stato quotidiane.

Lo Stato è responsabile delle morti nelle carceri e in tutti i luoghi di detenzione creati con l’obiettivo di isolare ed eliminare le persone ritenute indesiderabili da quest’ordine sociale.

Vogliamo far sentire la nostra solidarietà alle persone ancora rinchiuse nei CPR e nelle carceri!

In solidarietà a Juan: rimandiamo al mittente l’accusa di strage!

Al fianco dei/delle detenuti/e in lotta e dei/compagni/e sotto processo!