Questo pomeriggio alle 17.30 all’ ASTANTERIA OCCUPATA si terrà un tavolo di disucssione non misto.
Nella costruzione della tre giorni è emerso tra di noi una forte necessità di affrontare il tema dell’oppressione di genere e della violenza patriarcale. La questione è diventata per noi centrale e abbiamo deciso di assumere un posizionamento netto:
vogliamo costruire spazi liberati dalle violenze di genere.
Per farlo, ci è sembrato fondamentale includere un momento di discussione e scambio non misto, ovvero tra donne, lesbiche, persone trans e non binarie.
Non vogliamo però che, come purtroppo succede molto spesso, la scelta del separatismo sia funzionale solo alla gestione delle violenze eteropatriarcali che si verificano nei contesti misti. Siamo stanchx di dover essere noi a gestire questi processi,
siamo stanchx del carico mentale che questo lavoro di cura genera perché troppo spesso ricade solo o per la maggior parte sulle spalle di persone FLINTA (Femmine Lesbiche Intersex Non binarie Trans Asessualx e persone di qualsiasi genere e orientamento che non siano maschi etero cis) e per cui ci aspettiamo che questo venga assunto dall’intera collettività.
Vogliamo che lo spazio non misto sia uno spazio di scambio, di confronto e di liberazione.
La frontiera e le lotte che creiamo sono contesti misti, attraversati da persone che godono di diversi livelli di privilegio e che vivono oppressioni differenti: persone razzializzate, persone bianche, persone con e senza documenti, donne, persone trans e queer, maschi cis…
I privilegi e le oppressioni si intersecano, si sommano e convivono, generano dinamiche di potere e violenza.
Razza, genere e classe sono sistemi di oppressione intersezionali e trasversali nella società in cui viviamo così come nei cerchi più ristretti in cui ci organizziamo .
Ci siamo quindi chiestx come affrontare la questione, come costruire spazi fisici (e non) il più possibile attraversabili, confortevoli, liberati dalle oppressioni.
Scegliamo di adottare un approcio transfemminista che tenga conto di queste intersezioni come punto di partenza per la liberazione di tuttx.
Partiamo da noi stessx, con il desiderio di essere consapevoli delle oppressioni che riproduciamo e dei nostri diversi livelli di privilegio. Per questo abbiamo la volontà di decostruirli e di aprire a scenari di liberazione, di complicità e solidarietà intersezionale.