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PODCAST: DALLA PALESTINA AL BRENNERO: PER UNA SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALISTA.

Ai microfoni di Radio Blackout – in occasione della maratona radiofonica in solidarietà ai/lle compagni/e imputai/e nel processo per il corteo del 2016 al Brennero, che ha visto rinviati/e in appello molte/i compagne/i ma anche diverse prescrizioni e proscioglimenti – due interventi che ci restituiscono l’importanza pulsante della solidarietà internazionalista, che buchi ogni frontiera, fisica e concettuale, che il capitalismo differenziale impone ad ogni pezzettino del tessuto sociale.

Con una compagna si ricostruisce quello che è il quadro politico, quanto mai attuale, entro cui si inserisce il corteo al Brennero. Momento in cui l’Austria sbandierava la volontà, caduta nel vuoto, di costruire un muro fisico dichiaratamente anti-migranti alla frontiera trentina. Ma se la frontiera del Brennero, fra le altre, ha un’importanza strategica come corridoio militare e commerciale frontaliero in Europa, le vie che il capitalismo percorre per trarre la sua linfa vitale sono plurime: dal neocolonialismo di saccheggio occidentale allo sviluppo tecnologico, dalle frontiere alle guerre. In questo gioco d’interessi il migrante razzializzato può avere un ruolo solo se sfruttabile e disciplinabile attraverso il lavoro nero, il business dei CPR e delle deportazioni, la costruzione attorno a lui della figura del nemico pubblico da cui difendersi.

Questo il contributo di solidarietà al corteo del Brennero di un compagno palestinese in Germania. Partendo dal contrasto alle frontiere, e più in generale dei dispositivi di xenofobia istituzionalizzata, va a toccare alcuni elementi che riguardano la vulnerabilità quelle fette di popolazione migrante e più in generale araba. Vulnerabilità e ricattabilità che non si conclude con l’ottenimento dello status di rifugiati ma che permane all’interno di quella categoria che si sta delineando come la classe dei deportabili.