AGGIORNAMENTO dal CPR di TORINO – “Se vi ammazzate tra di voi, noi facciamo meno fatica”

22 . 07 . 2021

Le voci dei ragazzi che abbiamo sentito al telefono in questi giorni estivi ci raccontano con rabbia e coraggio cosa sta accadendo dentro le mura del CPR di Torino. Il numero totale dei detenuti è di 115 persone e, secondo quanto ci hanno detto, tutte le aree del Centro sono attualmente agibili.

La prevalenza dei ragazzi reclusi attualmente è di cittadinanza tunisina e marocchina. Sono presenti inoltre una trentina circa di ragazzi di nazionalità subsahariana principalmente detenuti nell’area Viola. Le unità abitative all’interno delle aree sono sovraffollate e nelle stanze, dove dovrebbero dormire sette persone, in realtà sono presenti fino a undici reclusi costringendo molti di loro a dormire per terra nelle salette, che dovrebbero essere utilizzate per mangiare, oppure fuori all’aperto.

I ragazzi ci hanno raccontato che l’aria all’interno delle stanze è irrespirabile per il forte caldo a causa della mancanza di finestre e anche a causa del fatto che i soffitti delle unità abitative sono composti da lamiere non isolate unite tra loro.
Inoltre la notte diverse colonie di scarafaggi e topi escono dalle loro tane costringendo i detenuti a sopravvivere in condizioni igieniche molto difficili anche perchè, come ci hanno raccontato da dentro i ragazzi, non vengono mai effettuate operazioni di disinfestazione e di controllo igienico-sanitario da parte dell’ente gestore GEPSA o da parte dell’ASL di Torino.

Un ragazzo due giorni fa ci ha detto al telefono che il cibo viene consegnato scaduto. La data di scadenza, posta in evidenza sull’etichetta delle confezioni di plastica che avvolgono gli alimenti, indica come data un giorno della settimana precedente rispetto al giorno in cui viene consegnato il pasto.

Nonostante queste evidenti carenze sanitaria da parte delle istituzioni e da parte della gestione del CPR di Torino, nelle ultime settimane si è aggiunto un elemento che ha dell’assurdo: molti pacchi destinati ai reclusi vengono bloccati all’ingresso del Centro a causa del fatto che alcuni indumenti come calze, magliette, mutande e pantaloncini (che sono entrati regolarmente fino a pochi giorni fa) non possono essere consegnati perchè non sterilizzati o non contenuti in appositi contenitori igienizzati. Tutto questo in completa assenza di un regolamento scritto che descriva cosa può o non può entrare nel CPR, a dimostrazione della totale arbitrarietà decisionale che contraddistingue l’operato della Questura di Torino e dell’ente gestore gestore GEPSA. Una arbitrarietà decisionale che sappiamo avere da anni come obiettivo quello di aumentare l’isolamento e l’annullamento degli individui reclusi cercando di limitare con ogni mezzo la complicità dei solidali fuori e ogni tipo di comunicazione verso l’esterno.

L’abbandono e la mancanza di cure mediche continuano ad essere una costante. A distanza di poche settimane dall’ennesima morte di Stato avvenuta dentro le mura del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Torino nulla è cambiato nonostante l’attuale direttrice e l’attuale responsabile medico siano indagati dalla Magistratura per omicidio.

Ieri sera un ragazzo subito dopo aver mangiato della carne scaduta ha vomitato e si è sentito male; è stato portato in infermeria dopo qualche ora dove gli hanno dato una Tachipirina, e dopo dieci minuti è tornato dolorante di nuovo in stanza.
Continuano ad entrare nel Centro ragazzi con gravi problemi di salute a causa dell’assenza della visita preliminare che l’ASL di Torino dovrebbe effettuare per evidenziare incompatibilità con la detenzione. Come il caso di un ragazzo marocchino entrato nel CPR diverse settimane fa con un grave problema di ulcera inguinale per cui in passato ha subito due interventi e che necessita di un’apposita terapia.

Un ragazzo ci ha raccontato della rabbia che ha provato pochi giorni fa quando la Garante dei diritti delle persone private della libertà del comune di Torino, Monica Gallo, è entrata dentro le mura del CPR per effettuare una visita alla struttura detentiva di corso Brunelleschi durante la quale si è limitata a comunicare esclusivamente con il personale assunto dall’ente gestore GEPSA promettendo, secondo quanto ha avuto modo di sentire il ragazzo, condizioni future migliori e pretendendo, probabilmente, gabbie più belle.

Le testimonianze dei reclusi invece descrivono una situazione molto tesa non solo per il forte caldo di questi giorni e per le condizioni in cui sono costretti, ma anche a causa delle continue violenze della polizia e delle guardie all’interno del Centro. All’interno dell’area Rossa la scorsa settimana è scoppiata una grossa rissa tra ragazzi di nazionalità tunisina e subsahariana durante la quale nessuno è intervenuto. A quanto ci hanno detto i reclusi molte risse vengono provocate dalla polizia che appositamente fa entrare nella stessa area persone che in passato hanno avuto dei diverbi o degli scontri fisici all’interno del CPR oppure persone che per motivi religiosi o culturali non vogliono stare divisi dai loro connazionali causando a volte delle forti colluttazioni, che provocano spesso feriti, a cui le guardie assistono senza intervenire insultando e deridendo i reclusi con frasi del tipo: “Se vi ammazzate tra di voi, noi facciamo meno fatica”.

 

AUDIO:

“Noi siamo un business. Noi siamo soldi qua ! “

Durante questo audio un ragazzo ci racconta al telefono le condizioni a cui è costretto da circa due mesi all’interno del CPR di Torino tra terapie e violenza continua della polizia.

In particolare gli istanti in cui, la settimana scorsa, un ragazzo proveniente dal Niger è caduto da diversi metri di altezza, dopo che si era arrampicato per protesta su di una cancellata, rimanendo per circa due ore per terra sanguinante. Abbandonato dal personale medico del Centro, è stato soccorso come possibile dai suoi compagni di area prima di essere caricato, privo di conoscenza, su di una ambulanza in direzione del Centro Traumatologico di Torino.