Ai microfoni di Harraga, nella scorsa puntata, abbiamo parlato del CPR di Torino, della sua imminente riapertura, del fuoco appicciato dai rivoltosi che si innalzava potentemente al cielo due anni fa e che ne determinava la chiusura, e del nuovo ente gestore che ha vinto l’appalto per la sua futura gestione.
Tentando di ricostruire brevemente la cronistoria delle rivolte di febbraio 2022 abbiamo ricordato la forza e la determinazione dei reclusi che si sono ribellati portando avanti svariate forme di protesta: gli scioperi della fame, le notti sui tetti e le grida di libertà rompevano impetuosamente il silenzio che di solito attanaglia la detenzione amministrativa e la violenza sistemica e strutturale che essa articola, che portò il CPR di Corso Brunelleschi a chiudere per la prima volta, nel marzo 2023, dopo oltre vent’anni dalla sua apertura.
Nonostante ciò resta costosissimo. Fra affitto dello stabile alle Ferrovie dello Stato, stipendi delle guardia e ristrutturazione, il lager piemontese è costato oltre 3 milioni di euro e, a breve, lo vedremo riaprire sebbene a regime ridotto. Difatti dopo i lavori di ristrutturazione, le aree che inizieranno a detenere persone sono due: la rossa e la blu con una capienza totale di 70 posti. Le aziende che si sono candidate per la gestione del centro torinese sono Ekene, Azzurra e Sanitalia, già sfidatesi in altre occasioni.
Dall’inizio del mese si formalizza invece la vincita dell’appalto per la gestione del cpr di Torino: è Sanitalia che con una gara a ribasso vince il bando. Ma chi è Sanitalia? Ai microfoni di Harraga abbiamo provato a raccontare velocemente la storia di questa cooperativa, che è ben radicata nel territorio Piemontese in ambito prettamente sanitario. Tra residenzialità psichiatriche e RSA per anziani fino ad arrivare alla collaborazione con la FC Torino, Sanitalia allarga il suo campo d’azione e individua nella detenzione amministrativa il nuovo settore su cui investire.
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