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L’Illusione della Scacchiera. Non-cambi di gestione

Il 14 gennaio 2022 sono state aperte le buste contenenti le offerte tecniche per l’affidamento della gestione del CPR di Corso Brunelleschi, a seguito della chiusura del bando pubblicato lo scorso settembre. La commissione si è limitata ad aprire le buste telematiche ma non a valutare le offerte, passaggio che è stato poi ripetuto con l’apertura delle buste contenenti le offerte economiche il 26 gennaio.

E’ stata resa pubblica anche la composizione della Commissione, presieduta dal Viceprefetto Aggiunto Paolo Cosseddu e formata dal Dirigente Servizio Contratti della Prefettura Giuseppe Zarcone e due funzionari, Ilaria Caccetta e Luigi Ierace, rispettivamente un’assistente sociale e un avvocato impiegato allo Sportello Unico per l’Immigrazione.

Nessuno stupore a vedere comparire sempre gli stessi nomi noti di aziende e cooperative che già gestiscono altri Centri di permanenza per il Rimpatrio in Italia:

  •  Officine Sociali: RTI (raggruppamento temporaneo d’impresa) tra Officine Sociali soc. coop. sociale (capogruppo) di Siracusa ed Engel Italia s.r.l di Salerno
  •  ORS Italia s.r.l., multinazionale svizzera
  •  Cooperativa Le Soleil di Verrès (AO)
  • Gestione Orizzonti s.r.l. di Isernia

L’offerta della Cooperativa Sociale Ekene, ex Edeco, non è stata acquisita perché “non ha superato la fase dell’esame della documentazione amministrativa“ ed è quindi stata esclusa dal bando.

In  Italia  la detenzione  amministrativa  delle persone senza documenti  è  un  affare  pubblico.  Tuttavia,  anche se i  centri di  detenzione  italiani  dipendono  dal  Ministero  dell’Interno  e dalle  Prefetture,  la  loro  gestione  e  i  servizi  legati alla  presa  in  carico  dei  detenuti  (servizio mensa,  alloggi,  manutenzione,  ecc.)  sono  affidati  a  cooperative sociali che  da  molti  anni  hanno  visto  il  loro  campo  di  attività ingrandirsi  e  il loro ruolo rafforzarsi. Negli ultimi anni alle cooperative si sono progressivamente affiancate aziende multinazionali, che in tutta Europa gestiscono Centri di trattenimento o servizi all’interno di istituti penitenziari.
Queste organizzazioni sono responsabili anche  dell’aspetto  socio-sanitario  dei  detenuti  mentre lo Stato si occupa degli aspetti repressivi (sorveglianza, mantenimento dell’ordine, identificazioni e rimpatri).
All’interno di questo sistema di trattenimento si registra, da un lato, una continua spinta alla minimizzazione dei costi da parte dello Stato e, dall’altro, la ricerca della massimizzazione del profitto da parte delle imprese e cooperative cui vengono assegnati gli appalti.
La detenzione amministrativa è divenuta una filiera molto remunerativa e gli appalti obbediscono alla logica dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”.

 

All’interno di questa scacchiera da una parte emerge il fattore della concorrenzialità: sui bandi di gestione vale la pena evidenziare che i tempi sono sempre più corti, in parallelo a quelli dell’altro segmento di business della macchina delle espulsioni, ovvero le deportazioni forzate. Dall’altra parte, risalta come a  partecipare siano sempre gli stessi giocatori: non è da sottovalutare il fatto che gli stessi requisiti di capitale sociale necessari per accedere alle gare determinano la natura dei concorrenti. Assistiamo a una specializzazione di questi attori privati nel contesto detentivo, fatto non estraneo alla realtà europea dove le stesse aziende si occupano anche degli aspetti del controllo e della repressione.

Gira e rigira, compaiono sempre gli stessi nomi noti a rotazione, da Macomer a Gradisca, da Milano a Torino. Su questa scacchiera, come nell’illusione di Adelson, le tonalità sembrano diverse ma sono uguali: quella che non cambia mai è la sostanza grigia di cui sono sono fatti gli assassini responsabili di questi lager e i loro complici.