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La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, durante la seduta parlamentare lo scorso mercoledì 13 aprile, ha risposto ad un’interrogazione parlamentare esposta dal deputato della Lega Igor Giancarlo Iezzi sul tema “Iniziative per limitare gli sbarchi di migranti sulle coste italiane, alla luce delle criticità determinate da tale fenomeno sul piano economico, sanitario e della sicurezza“.

Di fronte alla pretestuosa e razzista distinzione tra profughi ucraini “che, per la gran parte, sono donne e bambini” e gli immigrati irregolari dal Mediterraneo, la Ministra da un lato ha auspicato una politica maggiormente interventista da un punto di vista europeo, anche tramite un più intenso impiego della  tristemente nota agenzia Frontex, dall’altra si è vantata delle collaborazioni bilaterali dell’Italia con altri Paesi, ai fini di identificazione ed espulsione, ed in particolare della partnership con il governo tunisino:

“Sul piano bilaterale, sono state raggiunte avanzate intese con alcuni Stati del Nord Africa, dai quali si registrano i maggiori arrivi, volte ad arginare il fenomeno e ad ottenere più ampi spazi operativi per la riammissione dei migranti irregolari negli Stati di provenienza, ad esempio, la Tunisia, l’Algeria, la Costa d’Avorio, il Marocco. Ciò è avvenuto, in particolare, per quanto riguarda la Tunisia, con le quali autorità abbiamo raggiunto una massima collaborazione in tema di rimpatri, proseguiti intensamente, anche con voli straordinari, pur in presenza delle difficoltà dei collegamenti internazionali che si sono avuti durante il periodo della pandemia.”

La Lamorgese ha sciorinato qualche numero rispondendo ad un’altra parlamentare, la deputata di Fratelli D’Italia Wanda Ferro (la quale è ancora più esplicitamente discriminatoria del collega: “l’attuale guerra in Ucraina ci insegna a distinguere chi fugge da una guerra e chi no”), facendosi motivo di merito di di circa 850 rimpatri in Tunisia nei primi mesi del 2022.

Al di là delle interessanti considerazioni che si potrebbero fare sul traversale ed indiscusso razzismo di Stato, può valere la pena soffermarsi su un’altra informazione su cui la Lamorgese ha premura di tornare più volte, ovvero l’appuntamento del Consiglio europeo Affari interni di giugno, quando si discuterà del New EU Migration Pact e, soprattutto, se ne rinegozieranno i contributi economici.

“L’attività del rimpatrio per coloro che non hanno titolo a rimanere sul nostro territorio è anche assai onerosa da un punto di vista operativo, in quanto ben più della metà delle operazioni è stata effettuata con l’impiego di personale della Polizia di Stato in servizio di scorta a bordo dei mezzi di trasporto utilizzati. […] ho concordato con la Commissaria Affari interni dell’Unione, Johansson, una nuova visita congiunta che effettueremo a breve, nel mese di maggio, anche per concretizzare le azioni e l’apporto finanziario collegato al partenariato strategico”

Quando si parla di controllo delle frontiere, di rimpatri ed espulsioni, non si può non parlare di soldi: i costi sostenuti  diventano indice autolegittimante di necessità e pretesa di importanza politica.