Riceviamo e diffondiamo:
In una mattina d’agosto, alcunx solidalx si sono ritrovatx di fronte al cancello di Pian del Lago, a Caltanissetta, dove la guerra del regime di frontiera si esprime al suo meglio.
Pian del Lago, ex base militare trasformata nel 1998 in CPT, è ora un centro logistico fondamentale dove le persone migranti vengono rese sfruttabili ed espellibili e da cui poi vengono deportate. Qui si trovano l’ufficio immigrazione, il centro per richiedenti asilo e la struttura più strettamente detentiva, ovvero il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR). L’assenza di cure mediche -ad eccezione degli psicofarmaci-, i continui voli di deportazione che si susseguono senza alcuna possibilità di sottrarvisi sul piano legale, il caldo devastante in stanze senza ventilazione, in un luogo al centro di una Sicilia ancora più in fuoco per la catastrofe ecologica, rendono ancora più disumana la reclusione.
Negli ultimi mesi nei blocchi del CPR si sono susseguite molte proteste, duramente represse dalla polizia e dai carabinieri che si trovano numerosi di base nel campo.
A fine giugno, in un ennesimo tentativo di rivolta una persona è caduta dal tetto e la polizia ha lasciato passare un tempo omicida prima che un’ambulanza potesse essere chiamata. A fine luglio, in uno dei blocchi del centro è stato appiccato un fuoco da chi ha preferito rischiare di morire bruciato, piuttosto che restare rinchiuso in un luogo peggiore del carcere -così infatti racconta chi è stato in entrambi- o venire deportato. Ogni settimana dei voli per la Tunisia e l’Egitto partono dalla Sicilia, riempiti dalle persone detenute nei CPR del sud d’Italia.
E’ anche per questo motivo che si è voluto tentare di inceppare concretamente la macchina della deportazione esprimendo solidarietà attiva a chi resiste nell’isolamento razzista di questo lager.
Se chi cercava di varcare il cancello per andare a lavorare dentro il centro per una volta si è sentito molto a disagio nel farlo, le donne e gli uomini razzializzatx in attesa dell’apertura dell’ufficio immigrazione si sono invece sentite rincuorate dalla presenza di chi stava denunciando le forme di crudele violenza, ricatto perenne e razzismo con cui lo stato rende invivibili le loro vite. Nelle chiacchiere con alcunx altrx migrantx che vivono nel centro per richiedenti asilo sono emerse le condizioni di abbandono e miseria in cui vengono lasciatx nell'”accoglienza”. Pur non essendo a conoscenza dell’esistenza di un carcere vicino alle loro camerate – il CPR-, hanno raccontato delle grida e delle battiture che si sentono provenire da là, dove l’alta recinzione isola i blocchi dove son reclusi coloro a cui vengono negati i documenti.