Traduciamo e diffondiamo il comunicato pubblicato da Anticra Marseille su mars-infos.org :
Nella notte tra venerdì 30 giugno e sabato 1° luglio 2023, i reclusi del centro di detenzione amministrativa (CRA) di Canet, a Marsiglia, si sono ribellati contro le condizioni di detenzione. La rivolta è stata scatenata dal rifiuto di cure ad A., recluso nello stesso centro.
I detenuti hanno appiccato un incendio che è durato fino alle 3 del mattino. La polizia è intervenuta solo un’ora e mezza dopo lo scoppio dell’incendio, ma solo per picchiare e gasare i detenuti sul posto. A., padre di due figli, è morto domenica per asfissia causata dai fumi tossici. Alla notizia della sua morte, un altro detenuto ha tentato il suicidio. Dopo la rivolta, la repressione all’interno del CRA di Marsiglia non ha conosciuto limiti. Ancora oggi, nessun detenuto ha avuto accesso a un medico o a uno psicologo, nonostante siano stati malmenati, ustionati, gasati e traumatizzati. Fino a mercoledì, il loro diritto di visita era stato sospeso e anche oggi le cabine telefoniche pubbliche sono state tagliate, privandoli di qualsiasi legame con le loro famiglie e con l’esterno. Dieci detenuti sono stati trasferiti nel centro di detenzione amministrativa (CRA) di Nîmes, allontanandoli ulteriormente dai loro cari; altri due sono stati messi sotto custodia della polizia e alcuni sono stati trasferiti in un blocco in disuso e lurido all’interno dello stesso CRA di Marsiglia.. In quest’area, nota come LRA (local de reténtion administrative), i detenuti non avevano accesso all’acqua e non avevano materassi. Nella notte di lunedì 3 persone sono state deportate in Tunisia mentre martedì mattina, altre 17 persone sono state rilasciate con restrizioni, per mancanza di spazio in seguito all’incendio. Queste persone non sono libere, sono agli arresti domiciliari e devono firmare da una a tre volte al giorno, in questo modo sono escluse da qualsiasi vita dignitosa (impossibilità di lasciare la città, di trovare un lavoro…). È importante ricordare che questa rivolta si è svolta in un contesto di condizioni di detenzione sistematicamente disumane e razziste: negazione dell’assistenza sanitaria, malnutrizione (cibo ammuffito, scaduto…), violenza fisica e psicologica quotidiana da parte della polizia. Il sistema di polizia, giudiziario, amministrativo e carcerario dello Stato francese è globale. Questa complicità del sistema reprime e uccide:– sono stati registrati diversi tentativi di suicidio nel centro di detenzione di Sète questo fine settimana e martedì a Marsiglia;
– 3 detenuti hanno iniziato uno sciopero della fame a Baumettes II (di loro non si hanno notizie); – una persona è morta nel centro di detenzione di Vincennes in seguito a un pestaggio il 26 maggio. Questa stessa violenza razzista si esprime anche fuori dai centri di reclusione (ndt). Alhoussein Camara è stato colpito da un proiettile durante un controllo stradale il 14 giugno ad Angoulème, Nahel è stato ucciso in circostanze analoghe il 27 giugno a Nanterre e Mohammed è morto in seguito a un attacco di flashball il 1° luglio durante gli scontri a Marsiglia. Per questo é rilevante tenere conto che nel contesto della rivolta dei quartieri popolari dopo la morte di Nahel, il carcere di Fresnes é stato uno dei primi obiettivi delle rivolte del 28 giugno. Per diversi anni, nessun movimento sociale globale si è interessato alla vita dei detenuti. Eppure questi stessi quartieri sono sempre stati oggetto di una violenza razzista da parte dello Stato, che molesta, uccide e incarcera. In soli 6 giorni dall’inizio delle rivolte l’équipe legale antirazzista ha infatti registrato 3.625 arresti, tra cui 1.124 minori, 990 rinvii, 480 processi per direttissima e 380 detenzioni ordinate dal Ministero della Giustizia.Per sostenere le rivolte e i detenuti diffondete il più possibile le notizie dai centri di detenzione amministrativa e dalle carceri intorno a voi per combattere l’invisibilità delle persone detenute.
Di seguito pubblichiamo la testimonianza audio (tradotta) sulla rivolta al CRA di Canet (Marsiglia) e sulla morte di A.
SOLIDARIETÀ’ E COMPLICITÀ CON CHI SI RIBELLA
CONTRO LA VIOLENZA RAZZISTA DELLO STATO, CONTRO CHI OPPRIME, INCARCERA E UCCIDE.