Legami tra sfruttamento e detenzione amministrativa: dalle lotte dei braccianti alle lotte nei CPR

A due mesi dalla morte di Stato di Oussama Darkaoui nel CPR di Palazzo San Gervasio (Potenza) e mentre le promesse di nuove aperture (Marche e Trento) e di imminenti inaugurazioni (Albania e Torino) prendono spazio nell’informazione mainstream, la cassa di solidarietà la Lima ha chiamato un presidio per domenica 6 Ottobre 2024 sotto il lager della Basilicata. Il Cpr di Palazzo San Gervasio, tra i più tristemente famosi d’Italia e capofila negli spalti delle torture e violenze.

 L’8 Ottobre si è tenuta, invece, una delle tante udienze di un processo che vede compagnx solidalx con le lotte dei reclusi come imputatx, nell’evidente futile tentativo di depotenziare non solo le lotte ma, sopratutto, la solidarietà.
Una diretta con una compagna ci riporta indietro alla memoria delle lotte che han portato alcunx compagnx – oggi imputatx – sotto quel CPR. Lotte che partono da altre lotte, e che – a loro volta – ne introducono altre, sottolineando la potenza di incontrarsi e riconoscersi, darsi tempo e occasioni per abitare spazi di analisi e costruzione di percorsi.

Ma la memoria del passato non si ferma al tempo che fu e ripercorrerla aiuta a muoversi nell’oggi. A un mese e mezzo dalla prevista riapertura del CPR di Torino – non per un “vano” ribellismo né per una retorica chiusa in sé stessa – cogliamo l’occasione di questa chiacchierata per ricordarci le connessioni tra le lotte contro il razzismo sistemico, la potenza dei reclusi in rivolta e l’ineluttabile necessità dei percorsi di solidarietà.

Che sia possibile ancora ribadire che i detenuti non sono vittime da salvare ma piuttosto complici da incontrare.

L’ultimo ventennio di lotte nel centri di detenzione amministrativa ci ha confermato che quei lager si chiudono da dentro e con le rivolte e non grazie a una supposta società civile di salvatori fuori: il CPR di via Corelli a Milano – forse unico caso di tentata chiusura da fuori – né è il migliore degli esempi.

 

Con un compagno della rete Campagne in Lotta abbiamo parlato della condizione di sfruttamento dei braccianti agricoli nelle campagne italiane, del costante ricatto del permesso di soggiorno e del ruolo della detenzione amministrativa come monito a chi decide di lottare e organizzarsi per condizioni di vita migliori.