Dalla Sicilia all’Albania: di sperimentazione e falle

Ai microfoni di Harraga, in onda su Radio Blackout, in diretta con un compagno dalla Sicilia, abbiamo osservato quel che avviene riguardo la gestione dei flussi migratori e ragionato attorno gli eventi che scandiscono la quotidianità di molte persone in quella che potrebbe essere definita la colonia penale interna all’Italia. In un momento in cui lo sguardo dell’opinione pubblica e dei media è monopolisticamente rivolto verso l’Albania, ciò che avviene in Sicilia sembra passare in sordina, sebbene sia ben noto in quanto campo di sperimentazione primario di cui lo Stato italiano dispone per articolare in vari pezzi, più o meno funzionali e funzionanti, il suo apparato contenitivo ed espulsivo.

 

Un aggiornamento sullo stato dell’arte del CPR di Trapani-Milo, a seguito delle rivolte di febbraio 2024.

 

Dalla Sicilia all’Albania: non solo il modello giuridico amministrativo del CTR di Gjadër si basa su quello inaugurato precedentemente a Modica-Pozzallo ed in seconda battuta a Porto Empedocle, ma anche gli attori in campo, complici del funzionamento dell’itinerario detentivo/espulsivo che va dalle coste siciliane a quelle albanesi, si ripropongono sempre uguali, continuando la loro specializzazione nel business europeo della gestione delle persone in movimento.

 

Continuando sul tracciato che compone il razzismo istituzionalizzato ci soffermiamo a osservare, con un aggiornamento, quello che avviene a Campobello di Mazara e Castelvetrano. Un territorio caratterizzato dall’agricoltura, ma anche dallo sfruttamento e dalle lotte dei braccianti.

 

I percorsi di speculazione sulla pelle delle persone in movimento sono sempre plurimi, alcuni molto sottili. In questa ultima parte dell’approfondimento, oltre ad aggiornarci sulla situazione e il funzionamento del CTR di Modica-Pozzallo ma anche quello di Porto Empedocle, vedremo come essi si collegano alla città Palermo e le velleità di riqualificazione degli attori istituzionali e privati.