Non serviva di certo l’intervento del Consiglio d’Europa per mettere in luce e riconoscere la quotidianità della violenza poliziesca ai danni soprattutto delle persone razzializzate.
Se, infatti, in uno studio condotto nel 2022 tra persone con esperienza migratoria, in cui è stato chiesto agli intervistati in quale tipo di ufficio pubblico avessero subìto la maggior parte delle discriminazioni, il 45,8% ha risposto nei commissariati di polizia, basta poi anche solo fare una passeggiata nei quartieri e nelle stazioni di ogni città europea per verificare come le attenzioni della polizia siano prettamente riservate a chi non rispetta canoni di bianchezza e privilegi di classe.
“Non ci mancherai. La polizia ha fatto il suo dovere“. Le parole di Matteo Salvini a commento dell’uccisione di Moussa Diarra da parte di due agenti della Polfer di Verona, raccontano la deriva da far west nel dibattito pubblico sull’abuso – o forse più corretto parlare di USO – della divisa.
Le reazioni e le risposte a questa violenza strutturale e sistematica, talvolta riescono a non farsi attendere e in modo spontaneo da quartieri e città si muove una rabbia che prova a restituire allo Stato e ai suoi aguzzini un piccola parte di quella violenza imposta quotidianamente; altre volte invece reazioni e risposte rimangono imbrigliate in istanze riformiste strumentalizzate dalla sinistra benpensante.
Da Lisbona, dove dopo la morte per mano degli sbirri di Odair Moniz, giorni di scontri hanno interrotto la normalità della capitale portoghese, a Verona, dove la comunità maliana è scesa in piazza per chiedere “verità e giustizia” per Moussa, proviamo a raccontare ai microfoni di Harraga cosa hanno in comune questi due omicidi di Stato e i contesti in cui sono avvenuti.
Ascolta qui la diretta con alcunx compagnx di Verona:
Qui la diretta con un compagno da Lisbona: