Ieri mattina si è svolta in Tribunale a Torino la prima udienza del processo Scintilla, due anni e mezzo dopo l’inizio dell’omonima operazione che aveva portato allo sgombero dell’Asilo occupato ed a otto arresti, e che ora vede alla sbarra diciotto compagne e compagni e sotto accusa la lotta contro i Centri di Identificazione ed Espulsione.
Fuori da tribunale hanno presidiato decine di solidali ed è andata in onda una trasmissione in diretta su Radio Blackout che ha raccontato le lotte di ieri e di oggi. La prossima udienza è stata fissata per il 20 dicembre.
Domani, sabato 9 ottobre, in solidarietà ai compagni e alle compagne che negli anni hanno lottato contro i Centri di detenzione amministrativa e in solidarietà alle persone recluse che quotidianamente lottano e si ribellano dentro il CPR ci troviamo alle 16.00 sotto le mura del centro di corso Brunelleschi, angolo via Monginevro.
Solidali e Complici di chi lotta per la libertà!
Di seguito, il volantino distribuito durante l’udienza di ieri:
Il 7 febbraio 2019 scattava a Torino l’operazione Scintilla.
L’indagine della Procura ruotava intorno alla lotta contro i centri di detenzione per immigrati, da sempre viva in città come altrove, dentro e fuori queste strutture. Non si può tenere il conto delle rivolte che il centro di Corso Brunelleschi ha subito dalla sua apertura, danneggiato e devastato dalla rabbia dei reclusi, mentre all’esterno si è sempre provato a supportare i rivoltosi, colpendo chi lucrava sul mantenimento e la gestione di queste strutture e rimarcando il ruolo di questi luoghi nei meccanismi di sfruttamento ed esclusione.
Nel corso degli ultimi due anni di indagini per l’operazione Scintilla, otto compagni e compagne vengono arrestati con l’accusa di associazione sovversiva, istigazione a delinquere e alcuni reati specifici, tra cui attacchi incendiari a bancomat delle poste italiane, plichi esplosivi destinati a ditte collegate al funzionamento dei centri per rimpatrio e incendio in concorso con alcuni reclusi del Cpr.
I reati associativi sono tra gli strumenti repressivi utilizzati maggiormente dallo Stato per incarcerare e isolare compagni e compagne che lottano contro questo mondo. Negli ultimi anni molti sono stati i nomi delle operazioni di Polizia che hanno portato in carcere o sul banco degli imputati decine e decine di compagni e compagne anarchiche: Scripta Manent, Panico, Prometeo, Scintilla, Renata, Lince, Ritrovo, Bialystok. Ogni volta le ricostruzioni delle varie Procure tentano, senza riuscirci, di incasellare compagni e pratiche di lotta in etichette e categorie, stabilendo ruoli e gerarchie che nulla hanno a che vedere con le modalità di organizzazione e gli orizzonti propri del mondo anarchico.
Non c’è da stupirsi di tanta attenzione repressiva da parte dello Stato perché è sistematica la volontà di eliminare ogni forma di conflitto sociale che metta in discussione i meccanismi di sfruttamento ed esclusione che regolano questo mondo. La repressione specifica contro chiunque provi a organizzarsi, resistere e opporsi in ogni modo è l’espressione manifesta di questa volontà.
Di fronte a chi ci vorrebbe divisi e isolati rispondiamo con il calore della solidarietà verso chi oggi lo Stato vorrebbe seppellire con anni di galera. Perché lottare e attaccare chi sfrutta e opprime è giusto e chi sceglie di non restare indifferente e farlo non va lasciato/a indietro.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai compagni e alle compagne prigioniere dello Stato come a tutte e tutti gli indagati nelle varie operazioni repressive.
Alcunə imputatə e solidali