Inceppare la macchina delle espulsioni: sui fatti all’aeroporto di Malpensa, Terminal 1, pista di decollo del 20 Marzo 2024

Il 20 Marzo hanno deportato Jamal, compagno e amico. L’informazione del suo imminente rimpatrio coatto, arrivava da un dentro che crede ancora, e forse sempre di più, nella comunicazione solidale con il fuori. Gli avevano teso una trappola e poco della sua sorte imminente– che fosse il trasferimento in un altro CPR o la deportazione – si sapeva.

Ancora una volta non potevamo che tentare il possibile e così scoprire che possibile è davvero. Vista da fuori, lo ribadiamo, la macchina delle espulsioni vorrebbe sembrare, ed essere mostrata, come un’inattaccabile fortezza costruita sulle fondamenta del razzismo, tirata su con i mattoni delle iniquità sociali e assemblata con la calce del silenzio di tuttx coloro che accettano l’inaccettabile.
A volte – e i fatti davanti alla Questura di Torino e sulla pista di decollo di Malpensa ne sono la riprova – basta poco a tirare giù il muro disumanizzante che silenzia la violenza e avalla l’inaccettabile. A volte basta lanciare il cuore oltre una porta di emergenza, dei tornelli, un maniglione antipanico per trovarsi ai piedi di un aereo.

A volte basta correre lungo la sua fiancata, guardare negli occhi un pilota e ricordargli che sta deportando: che si sta rendendo parte di una macchina razzista e iniqua esistente in parte grazie ad un’obbedienza vaga e una mera indifferenza.

Se il 28 Febbraio alla ASL di via Farinelli di Torino non si sono sottratti ad adempiere servilmente al ruolo di collaboratori della violenza razzista, consentendo la detenzione di Jamal (e probabilmente di tanti prima e dopo di lui); ieri un pilota l’ha fatto – chissà se scosso da chi ha dato forza alle proprie gambe e ha corso al fianco di quell’aereo.
Che in quell’aereo- a differenza di ciò che ritenevamo – la persona da deportare non fosse Jamal poco importa. Ciò che vale la pena è ribadire che la macchina delle espulsioni può essere inceppata, che la creatività che nasce dallo slancio di lotta, di rabbia e di amore può rompere il muro dell’indifferenza e mostrare le brutali contraddizioni del presente, nude, evidenti su una pista di decollo. Così reali da non poter che prenderne atto.

L’unica cosa che ci viene da ribadire è che tutto ciò che è successo a Torino e a Malpensa è potenzialmente replicabile e riproducibile. La lotta contro la macchina delle espulsioni e la detenzione amministrativa è possibile ed è reale nei suoi obbiettivi e nelle sue prospettive.
Sappiamo che alla repressione si risponde con la lotta come ci insegna la resistenza palestinese tutti i giorni.
Non saranno neanche i colpi di oggi, la deportazione e il carcere a fermare questa lotta e l’amore che ci lega a essa.

Intanto è giunta la notizia che è fissata per domattina l’udienza di convalida dell’arresto per Josto e Peppe, alle 9.30 presso il carcere di Busto Arsizio e alle 10:30 presso il Tribunale di Busto Arsizio per Miriam e Elena.
Seguiranno aggiornamenti.

A Jamal, oggi in Marocco, deportato dallo Stato. Alla sua libertà.

A Josto, Ele, Miri, Peppe oggi nelle carceri di Busto Arsizio e San Vittore, accusatx di resistenza, interruzione di pubblico servizio e attentato alla sicurezza dei trasporti, per aver corso accanto a quell’aereo. Alla loro libertà.

Per scrivere ai compagni e alle compagne:

Miriam Samite e Elena Micarelli
c/o C.C. “Francesco Di Cataldo” (San Vittore), Piazza Gaetano Filangieri 2, 20123, Milano

Josto Jaris Marino e Giuseppe Cannizzo
c/o C.C. di Busto Arsizio, Via Cassago Magnago 102, 21052, Busto Arsizio

Che dei CPR non rimangano che macerie.
Fuoco alle galere.

Libertà per tuttx