Il lato oscuro delle cartoline coloniali: su repressione e lotta in Kenya.

Nel Luglio 2024, poco dopo i moti estivi di piazza in Kenya, ai microfoni di Harraga – trasmissione contro CPR, frontiere e razzismo di Stato in onda su Radio blackoutavevamo potuto restituire le voci di chi a ha vissuto quei giorni (“Un racconto sui moti di piazza in atto in Kenya”).

Oggi – mesi dopo l’irruzione sul palcoscenico mediatico della potenza di lotta messa in campo in quel paese dell’Africa orientale – un compagno kenyano ci manda un aggiornamento sullo stato delle cose e l’affilarsi della repressione per conto del Presidente in carica – William Ruto – e dei suoi scagnozzi e portaborse.
Nell’analisi portata avanti ci sono dei tasselli che collegano il passato con le sue ripercussioni nel presente e l’equatore con queste latitudini. Se da un lato, senza ombra di dubbio, la Colonia ha creato le fondamenta su cui poggiano le ingiustizie e le ineguaglianze del presente, dall’altra il neo-colonialismo ha assunto negli anni la forma del turismo di massa europeo e nord-americano. Un mondo centralizzato attorno a paesaggi mozzafiato, animali esotici e spiagge bianche, invisibilizza la violenza brutale sistemica e la povertà dilagante a cui sono esposti – per mano dell’elite al governo e dei loro alleati oltre-oceano – la maggioranza assoluta della popolazione del paese.
Inoltre gli aggiornamenti dal Kenya ci permettono di ragionare sulla determinazione, a livello transnazionale e sistemico, dei cosiddetti “fattori di spinta” della migrazione: tasselli importanti nella macchina di sfruttamento, annichilimento e sopraffazione di un’enorme fetta della popolazione mondiale che si trova a, o sceglie di, migrare.

Nella speranza di continuare a dare aggiornamenti su ciò che è silenziato nelle retoriche mediatiche mainstream e con in mente il desiderio di frantumare l’idea coloniale dell’Africa da cartolina – assolata e destinata alla fruizione turistica – rilanciamo le ultime notizie dalle lotte in Kenya: