AGGIORNAMENTO DAL CPR DI TORINO 23.04.2025

 

Dopo alcune settimane di silenzio dalla riapertura del CPR di Torino, il telefono ha iniziato a squillare e finalmente si è avuta la possibilità di entrare in contatto con alcune delle persone lì detenute.

 

COME HANNO RIEMPITO IL CENTRO TORINESE

Al momento le aree aperte sono la Viola e la Bianca in cui sono ristrette rispettivamente 28 e 29 persone – prevalentemente provenienti da Tunisia, Egitto, Marocco, Nigeria, Bangladesh, Pakistan – divise in 5 stanze da 6 posti (diversamente dalle scorse gestioni in cui i posti erano 7). Le prime convalide delle detenzioni sono avvenute il 25 Marzo e il primo gruppo consistente ad entrare, nel silenzio della notte del 24 Marzo – circa 15 persone -, è stato trasferito dal CPR di Bari Palese e da quello di Brindisi Restinco. Hanno poi continuato a spron battuto nel riempimento del centro con persone provenienti in buona parte dal carcere (nello specifico da quello che sappiamo Ferrara, Cuneo, Torino), ma anche da rastrellamenti tramite controllo documenti nelle stazioni, nelle strade o nei luoghi di lavoro cittadini dal Sud al Nord Italia (Campania, Piemonte seppur poche, Emilia Romagna). Il modus operandi ricalca la solita strategia statale: sradicare le persone dal proprio territorio e rete di riferimento facendole rimbalzare da una parte a l’altra dello stivale, tentando di far perdere le tracce, in modo da poter agire arbitrariamente nel silenzio della detenzione amministrativa e nell’intreccio alle volte impenetrabile delle deportazioni.
In alcuni casi le persone sono state ingannate per essere trasferite nel centro torinese. Ci preme menzionare il caso del carcere di Cuneo: una persona, dopo essersi vista accettare la richiesta dei 45 giorni di liberazione anticipata, è stata direttamente portata nel CPR. La voce di tale possibile trappola è girata all’interno del istituto detentivo, cosa che ha fatto decidere ad alcuni prigionieri di non fare richiesta per il timore di essere trasferiti in un altro centro. Nonostante questi tentativi di resistenza, un detenuto del carcere di Cuneo ha ricevuto l’inaspettata comunicazione che la sua – mai depositata – richiesta dei 45 giorni era stata accettata e così – a stretto giro – è stato trasferito nel lager di Torino.
Nel frattempo la Prefettura sta proseguendo i lavori di ristrutturazione delle aree. I reclusi raccontano che l’area Blu è quasi pronta ad entrare in funzione e difatti pensano che stiano prima finendo di riempire la Viola e la Bianca per poi passare al resto.

 

ESPULSIONI E ALBANIA

La macchina delle espulsioni ovviamente non ha perso tempo per attivarsi e assorbire anche chi, dei detenuti nel centro torinese, è categorizzato come immediatamente deportabile. Infatti nella notte di mercoledì 16 Aprile, attorno alle ore 23, a due persone originarie della Tunisia è stato teso un trabocchetto ben noto: con la scusa della terapia sono state portate nella zona in cui si trovano gli uffici amministrativi e trattenute in vista della deportazione. Purtroppo non ci è dato sapere le dinamiche di tale rimpatrio ma sicuramente si saranno ritrovati nel solito charter del giovedì che da Trieste o Roma attraversa l’Italia, atterra e riparte da Palermo – dove il console tunisino convalida le deportazioni – per poi volare alla volta di Tabarka.
Mentre il CPR di Torino veniva riempito, l’11 Aprile arrivavano le prime 30 persone alla volta di Gjader in Albania. In quella stessa settimana si è venuti a conoscenza di un trasferimento di 4 persone dal centro torinese a quello albanese. Il trasferimento è avvenuto a mezzo di volanti che hanno fatto una prima tappa a Roma, per poi ripartire verso Bari e infine in nave verso Gjader.

 

LA GESTIONE DELLA QUOTIDIANITÀ

Già dalla prima settimana di apertura si sono registrati diversi episodi di protesta. Nello specifico nell’area Viola alcuni detenuti hanno intrapreso uno sciopero della fame durato 3 giorni per via della mancanza di riscaldamento e acqua calda, della scarsa quantità di cibo e acqua potabile che viene fornita (1 solo litro al giorno) e, come spesso accade nei centri di reclusione, alcuni detenuti hanno usato l’autolesionismo. Le proteste nella Viola per il riscaldamento e l’acqua calda hanno portato alla loro rimessa in funzione, sebbene nella Bianca invece ci riportano che l’acqua è fredda; quelle per l’aumento del cibo e dell’acqua potabile non sono state prese in considerazione e difatti, come ci riporta un detenuto, “l’unica cosa che aumentano è la terapia”, mentre parallelamente e come sempre, qualsiasi male viene curato con la Tachipirina. La presenza delle guardie (polizia, guardia di finanza, carabinieri, militari) è molto ingente ed è ben visibile sopratutto durante l’orario in cui viene somministrata la terapia: la celere si posiziona in assetto a mo’ di corridoio dall’uscita dell’area all’infermeria in modo da rimarcare la deterrenza fronte a qualsiasi idea di insubordinazione.
Pare che nella prima settimana la gestione di Sanitalia, in continuità con quella di ORS e ancor prima di GEPSA, ci sono stati di nuovo casi di psicofarmaci nel cibo, ma questa pratica sembra essere stata abbandonata, almeno per ora. Come anche è stata rivista la modalità di gestione delle comunicazioni dei reclusi con il fuori. Difatti ora ad ogni stanza del centro è assegnato un telefono cellulare, senza telecamera e senza possibilità di accedere al web, ma solo a Whatsapp. Questi vengono comunque sequestrati alle ore 18 e riconsegnati la mattina alle 10.

 

È notizia del 23 Aprile che una persona, nell’esprimere la sua rabbia per quella reclusione inaccettabile, è stata chiamata in infermeria. Lì le guardie hanno pestato la persona talmente forte da renderne necessario il trasferimento in ospedale. Oltre alla rabbia nel venirne a conoscenza, un’ultima riflessione è forse doverosa. Se da un lato la gestione tenta la pacificazione e la silenziazione attraverso i “servizi”, dall’altro la violenza delle guardie è sempre pronta ad agire per incasellare o reinserire le persone all’interno della normalità “accettabile” pacificata, mostrando a tuttx, reclusi e non, quale sia la potenza sferrabile contro chi protesta.

Non saranno di certo quattro “migliorie” ad addolcire la violenza, a placare la rabbia di coloro che, senza giusti documenti, vengono ristretti. Questo dal canto nostro, rinforza ancor di più un assunto fondamentale: i CPR, e tutto ciò che li sorregge, vanno distrutti.