Aggiornamento dal CPR di Torino (Ottobre 2025) – Presidio in solidarietà ai reclusi

Ricordando del PRESIDIO sotto le mura del CPR di Corso Brunelleschi (Torino) Domenica 12 Ottobre alle ore 15, condividiamo un AGGIORNAMENTO tratto dalla testimonianza dei reclusi, che ne richiedono ampia diffusione.

Da qualche settimana tre giovanissimi sono stati isolati nell’area Rossa (precedentemente vuota) con il pretesto del rischio di un’epidemia di scabbia. L’isolamento per questioni igienico sanitarie in un quadro di quotidiana violenza strutturale, è un fattore di maggiore deprivazione e mira e anche a creare fratture tra la popolazione detenuta.

7 OTTOBRE

Il 7 Ottobre verso il tardo pomeriggio uno di questi tre ragazzi è salito sul tetto dell’area, si è messo una corda al collo e ne ha legato l’altra estremità a una parte del tetto. Dinanzi all’evidente intento suicida, la gestione del centro ha smobilitato vigili del fuoco, sanitari e operatori del centro, per poi far sì che fosse un poliziotto a salire per primo sul tetto.
Alla vista della guardia il ragazzo ha scelto, in un attimo, il vuoto e si è gettato. La corda durante il volo si è spezzata. Nel rovinare al suolo il giovane recluso è rimasto vivo, ma ha riportato fratture e contusioni ed è stato successivamente trasportato in ospedale.
Rinchiuso, poco dopo, nelle sezioni del lager di corso Brunelleschi è stato poi rilasciato, a seguito dell’arbitraria decisione della direzione del centro.

8 OTTOBRE

Il giorno seguente sempre nel tardo pomeriggio i due ragazzi rimasti nell’area rossa in isolamento sono anche loro saliti sul tetto. Uno di loro, in circostanze non chiare, si è schiantato al suolo. Dalle altre aree lo hanno visto lanciarsi di testa giù nel vuoto. Nel CPR per 24 ore è serpeggiato il timore della sua potenziale morte.
Le notizie non arrivavano e i collegamenti con il fuori sono sempre spezzettati e inadeguati a colmare ogni timore.

La rabbia dinanzi alla possibilità dell’ennesimo omicidio di stato è salita.

Al suo ritorno un giorno dopo – mal messo e con un braccio rotto – è stato rinchiuso nuovamente nell’area rossa con le sue ferite, la scabbia e un compagno di detenzione malconcio come lui.
L’arbitrarietà del potere ha questa volta scelto che lui deve rimanere prigioniero.

Nel fornire questi aggiornamenti, ci sembra doveroso ricordare l’oramai consolidata gestione della repressione dentro il CPR, delegata non solo a polizia, carabinieri, finanza ed esercito, ma anche alla cooperativa Sanitalia.
Inoltre, non si può tacere riguardo alla prassi di trasferire chiunque tenti gesti di ribellione o rivolta nel lager punitivo in Albania o in carcere.

 

 

Nei CPR non solo si continua a lottare e resistere, ma si mette anche in gioco se stessi e tutto quel poco che si ha a disposizione – incluso il proprio corpo e perfino la propria vita.

Non sta a noi – fuori – definire cosa sia lotta e stabilire i confini delle cosiddette ribellioni. Sentiamo però di dover evitare il più possibile ogni forma di lettura vittimistica di questi gesti e di raccontarli come un rifiuto ad una docilità imposta dalla violenza statale.

 

A giorni di libertà e vendetta!
FUOCO AI CPR