Dopo le molteplici rivolte del mese precedente, la macchina delle espulsioni ha mostrato nuovamente il suo volto punitivo e vendicativo. La polizia ha infatti sequestrato tutti i telefoni all’interno del centro, probabilmente a seguito di una direttiva ministeriale, un procedimento già avviato dopo la rivolta di lunedì 13 Gennaio.
L’assenza dei telefoni non rimarca solo la volontà di celare ciò che succede dentro al centro, ma evidenzia l’ennesimo tentativo di recidere i legami solidali e affettivi esistenti al di fuori di quelle mura: la requisizione dei telefoni esclude ed isola ulteriormente chi è recluso, impossibilitato nella comunicazione. A seguito di questa carenza, le informazioni che circolano sono parziali e frammentarie. Si sa che le condizioni peggiorano di giorno in giorno, e che l’unico spazio comune, ossia il campetto, luogo di chiacchere e ritrovo, gli viene precluso. Mentre le retate e le deportazioni continuano senza avviso, strappando quotidianamente le persone dai propri cari, i giornali parlano di ipotetici passati criminali e presunti legami con l’estremismo religioso. Una narrazione atta a giustificare l’esistenza di questi luoghi e a delegittimare le ragioni che portano a proteste e rivolte.
Nel frattempo, all’interno del centro, i reclusi continuano a lottare. Dalle notizie uscite sui giornali, nella notte tra domenica 2 e lunedi 3 febbraio i reclusi sono saliti sul tetto lanciando mattoni alle forze dell’ordine presenti nel centro, urlando ancora una volta la rabbia nei confronti di chi li rinchiude, nei confronti di un posto che andrebbe distrutto. Dal 19 gennaio un recluso è in sciopero della fame e, assieme a lui, un’altra decina di persone dell’area bianca. Le persone arrestate a seguito delle ultime rivolte di origine tunisine sono state ricondotte all’interno del centro e gli è stato disposto l’obbligo di firma, un provvedimento insensato che rimarca ancora una volta la logica costrittiva della macchina delle espulsioni. L’area verde, distrutta durante le rivolte di inizio gennaio, risulta tutt’ora chiusa.
Noi continuiamo ad augurarci che questi posti vengano distrutti.