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AGGIORNAMENTO dal CPR di TORINO 7.12.2020

Le deportazioni verso la Tunisia continuano ad avvenire due volte alla settimana utilizzando sempre l’area VIOLA come sezione di isolamento per i nuovi arrivati che continuano ad essere costretti con la forza a sottoporsi al tampone per poter essere rimpatriati, l’ennesima procedura di violenza a fronte del fatto che dentro i Centri di Permamenza per il Rimpatrio non esista nessuna sicurezza sanitaria.

Un recluso ci ha chiamati ieri dicendoci che sabato mattina hanno deportato un ragazzo tunisino tramite nave, quasi sicuramente dal porto di Genova. Quest’ultimo era stato recluso dapprima in carcere per poi essere trasferito direttamente all’interno del CPR.

L’ Ospedaletto, come viene chiamato l’edificio separato dalle altre aree del centro e composto da dodici celle costruite con piccole gabbie a forma di pollaio, è praticamente pieno: le persone sono recluse in condizione di isolamento e costrette a dormire per terra senza materasso.

I lavori nelle aree distrutte e danneggiate dalle scorse rivolte continuano incessantemente. In particolare all’interno dell’area VERDE, dove tutte le unità abitative sono state date alle fiamme la scorsa settimana, e all’interno dell’area GIALLA, dove al momento è agibile solo un’unità abitativa su cinque. Il riscaldamento non funziona e di conseguenza fa molto freddo all’interno delle stanze anche a causa del fatto che non vengono consegnate coperte e vestiti invernali.

Continuano le proteste all’interno dell’area BIANCA dove, da più di un mese, un ragazzo tunisino che soffre di ulcera non viene visitato dal medico. Le ferite allo stomaco gli provocano continue crisi per cui è costretto a vomitare sangue per non soffocare e solo grazie all’aiuto dei suoi compagni è ancora vivo. Un paio di volte è stato portato in infermeria per ricevere della Tachipirina prima di essere rinchiuso nuovamente nell’area: le analisi che gli sono state fatte (feci e urine) sono state successivamente buttate via per non dimostrare le sue condizioni. Condizioni di certo non compatibili con la reclusione, di cui l’ASL doveva accertarsi come da protocollo sia nel momento di ingresso nel CPR, ignorando completamente la cartella clinica del ragazzo, sia durante il periodo di detenzione dove, non solo il medico di turno ma anche la società francese GEPSA che gestisce i servizi all’interno del centro tra cui l’assistenza sanitaria di base, hanno delle evidenti responsabilità per quanto riguarda lo stato di salute, o meglio di abbandono, in cui si trova attualmente il ragazzo tunisino.

Inoltre, ci è stato raccontato che all’interno del CPR di Torino è rinchiuso un ragazzo tunisino che nel momento in cui è entrato nel centro era minorenne e in questi mesi di reclusione ha compiuto i 18 anni.

L’UNICA SICUREZZA È LA LIBERTÀ

TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE!