A guardare la situazione della struttura di corso Brunelleschi oggi, tenendo presente delle difficoltà di comunicazione e di ricostrustruzione organica degli accadimenti oltre quelle mura, sembra essere molto lontano il funzionamento a pieno regime delle aree. Le misure del contenimento del contagio da Covid-19 all’interno decretano che in 45 metri quadrati possono essere rinchiuse sette persone. Praticamente ogni cella rinchiude sette persone, esattamente come prima dell’arrivo del virus.
Attualmente 3 aree su 6 sono attive solo parzialmente. L’area rossa ha agibili appena 2 stanze, la bianca 3 e la viola 4. Nell’area blu, quasi interamente inagibile, sono detenute quattro persone in una saletta senza materassi requisiti dalle forze dell’ordine in chiave punitiva dopo delle proteste di qualche settimana fa. L’area verde e la gialla sono state gravemente danneggiate dal fuoco nelle rivolte di un mese fa, ma non ci è dato sapere se al loro interno continuino ad esserci delle persone recluse o meno.
Le deportazioni verso la Tunisia sono continue, avvengono il mercoledì notte, i ragazzi tunisini reclusi nel centro vengono fatti salire su dei pullman e portati via. Molti sono i casi in cui i reclusi vengono rilasciati con fogli di via di allontanamento volontario dal territorio italiano entro sette giorni, nulla di nuovo sotto il sole.
Nulla di nuovo neanche sul fronte sanità e cure all’interno della struttura. Ne su quello delle minacce e intimidazioni.
I ragazzi con cui siamo riusciti ad entrare in contatto nelle scorse settimane e che hanno avuto il coraggio di raccontarci ciò che dentro stava accadendo sono stati, successivamente ad una diretta radiofonica andata in onda su radio blackout, avvicinati e intimiditi dai carabinieri presenti all’interno del cpr torinese.
Scendendo nello specifico di tali intimidazioni pare che il commissario di turno abbia utilizzato una possibile accusa di 270bis se fossero nuovamente trapelate altre informazioni.
Ad altri di loro, di cui avevamo raccontato le vicessitudini, per dare eco alle loro condizioni di salute e al disperato e necessario bisogno di accesso a delle cure mediche adeguate sono state proposte delle visite mediche, chiaramente indegne e menzognere.
Il solito balletto tra medici e sbirri in cui vengono firmati documenti che rendono pressoché chiunque compatibile con la detenzione all’interno della struttura amministrativa.
È piuttosto chiaro da questi ultimi episodi quanto sia grande la paura dei vertici gestionali del CPR prima e dello Stato poi in quella che è la comunicazione tra l’interno e l’esterno di quelle mura. La requisizione dei telefoni avvenuta nello scorso anno, di cui abbiamo spesso parlato, ha giocato un ruolo fondamentale in questa partita che i poteri forti non hanno alcuna intenzione di perdere, vero è anche che tante persone recluse non hanno alcuna intenzione di subire in silenzio, e le rivolte, così come le informazioni e i contatti che riusciamo ad avere lo dimostrano in maniera forte.
SOLIDALI CON CHI NON ABBASSA LA TESTA!
SEMPRE DALLA PARTE DI CHI LOTTA!
FUOCO AI CPR.