07.01.2022
Abbiamo sentito la voce di due ragazzi che hanno voluto raccontarci al telefono quello che sta accadendo dentro il CPR di corso Brunelleschi in questi primi giorni dell’anno. Le aree completamente agibili sono la Verde e la Gialla, mentre nell’area Blu sono agibili solo due unità abitative su cinque. Le altre tre aree del Centro sono chiuse e al loro interno, da due settimane, i lavori di ristrutturazione sono stati interrotti. In questo momento la capienza del CPR di Torino è di circa cinquanta persone per la maggior parte di cittadinanza marocchina. All’interno è ancora presente la multinazionale francese GEPSA e, nonostante il bando di gestione sia scaduto , non sappiamo ancora chi sarà il nuovo ente gestore.
I ragazzi ci hanno raccontato di essere molto spaventati a causa della diffusione del virus Covid-19 all’interno del CPR. La settimana scorsa un ragazzo è svenuto per la febbre alta ed è stato soccorso dai suoi compagni di stanza in quanto il personale medico del Centro si rifiutava di intervenire dicendo che stava simulando un malore solo per essere trasportato in ospedale. Dopo un’intera mattinata di proteste da parte dei reclusi il ragazzo è stato portato in infermeria e dopo essere stato sottoposto ad un tampone è tornato di nuovo all’interno dell’area. Il giorno successivo è stato comunicato ai reclusi che il loro compagno era risultato positivo al Covid-19. Poco dopo il personale medico del Centro ha distribuito a tutti i detenuti un tampone obbligandoli ad eseguirlo entro sera. Il risultato è stato di 24 positivi: 17 nell’area Verde e 7 nell’area Gialla.
Ovvero la metà delle persone detenute attualmente nel CPR di Torino sono risultate positive al Covid-19. Al momento i reclusi che sono risultati positivi sono stati trasferiti all’interno dell’area Bianca, che in precedenza era chiusa, senza ricevere cure mediche e senza avere la possibilità di comunicare con l’esterno o con il proprio avvocato.
Ancora una volta le persone recluse testimoniano che la gestione attuale del Centro, è uguale a quella di inizio pandemia, quando nella primavera 2020 nulla è stato fatto per limitare la diffusione del virus. Come raccontavano le persone recluse in quei mesi, ad oggi viene distribuita un’unica mascherina all’ingresso (da utilizzare durante l’intero periodo di detenzione), non vengono dati gel disinfettanti o altri tipi di dispositivi di protezione così come le uniche cure mediche fornite sono la somministrazione di Tachipirina e psicofarmaci. Secondo le testimonianze, l’ASL Città di Torino non è mai intervenuta in questi mesi, continuando sia a non eseguire la visita medica d’ingresso sia a non controllare la situazione igenico-sanitaria all’interno delle strutture detentive.
Dopo quasi due anni non è stata adottata alcuna misura preventiva contro la diffusione del virus. Non a caso l’ultima direttiva del Ministero dell’Interno sulle misure di prevenzione Covid-19 nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio risale al 26 Marzo 2020. Nel bel mezzo di una nuova ondata Covid-19 infatti i CPR si trovano nelle stesse condizioni di invivibilità: le persone sono costrette a sopravvivere in otto in una singola stanza nella totale assenza di cure mediche e di ogni forma di prevenzione per evitare possibili contagi.
All’interno del CPR di Torino la scelta messa in campo dallo Stato per gestire l’attuale situazione dal punto di vista sanitario continua ad essere la segregazione e l’invisibilizzazione delle persone recluse. La Questura di Torino e l’ente gestore GEPSA continuano ad operare in maniera completamente arbitraria all’interno del Centro, cercando di annichilire e chiudere la bocca alle persone detenute.
Ci troviamo ancora una volta davanti alle mura di corso Brunelleschi per urlare la nostra rabbia e far sentire un po’ di solidarietà a chi è rinchiuso dentro
SABATO 15 GENNAIO ore 16
PRESIDIO AL CPR DI TORINO
Per spezzare il silenzio che ci vogliono imporre, al fianco di chi con coraggio lotta per distruggere la propria gabbia.