Nel CPR di Corso Brunelleschi continuano a susseguirsi le proteste.
Dall’area Bianca ci raccontano di essere in 40 su un massimo di 35 posti letto. In quest’area – dove sono recluse principalmente persone Tunisine – di fatto si susseguono entrate e uscite ai fini del rimpatrio (per maggiori approfondimenti “Come funziona la deportazione” e “Continuano le deportazioni con la Tunisia”) contro il quale le ribellioni non tardano a farsi sentire. Ieri mattina verso le 4:00 una persona detenuta nell’area Gialla è stata coattamente prelevata per essere deportata generando nell’intero centro una forte protesta che ha dato voce alla rabbia contro l’apparato che gestisce il CPR, contro chi reclude e rimpatria delle persone solo per non avere il “giusto” documento. E’ stata forte la solidarietà espressa alla persona deportata che in quel momento subiva l’oppressione e la violenza totalizzante dello Stato. Alcune persone per tentare di bloccare la deportazione hanno ingerito delle lamette, delle batterie e del vetro.
Spesso abbiamo sottolineato che tipo di strumento è la sanità in questi centri, sia per chi ha il coltello dalla parte del manico, ma anche per chi si rivolta e utilizza ogni mezzo a sua disposizione nel tentativo di capovolgere la situazione e di autodeterminarsi per la libertà ( “APPROFONDIMENTO SULLA SANITÀ ALL’INTERNO DEL CPR DI TORINO” e “Opuscolo: Riflessioni sulla gestione sanitaria all’interno del CPR”). Proprio per queste ragioni 7 giorni fa una persona detenuta dell’area Bianca ha tentato il suicidio. È intervenuto l’ispettore, il quale ha tagliato la corda facendo cadere il ragazzo e procurandogli così dei gravissimi traumi facciali. La persona è stata trasferita in infermeria dove è praticamente in isolamento. Da 7 giorni è in sciopero della fame e ieri è arrivata la notizia che ha iniziato lo sciopero della sete; la sua richiesta è di uscire dal CPR.
AGGIORNAMENTO DELL’ULTIMA ORA:
Abbiamo saputo che alle ore 4:00 quattro reclusi, fra cui probabilmente la persona in sciopero della fame e della sete, sono state rimpatriate dal centro. Così si esplica ancora una volta la brutalità del sistema di controllo dei flussi migratori. Non importa quale sia la condizione psico-fisica e la tensione di chi tenta di attraversate le frontiere, l’unico interesse risiede nell’alimentare la proficua macchina detentiva ed espulsiva.
Ribadiamo la nostra complicità a chi si ribella dentro i CPR.
La lotta non si arresta fuori e dentro le mura.
SOLIDARITA’ AI RECLUSI IN SCIOPERO DELLA FAME E DELLA SETE.