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AGGIORNAMENTO DEL 19/10/2022 DAL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI

Il mese scorso abbiamo avuto la notizia che all’interno del Cpr di Corso Brunelleschi è stato trasferito un gruppo di 29 ragazzi tunisini sbarcati pochi giorni prima a Lampedusa.
Dai contatti che avevamo in quel periodo, fin da subito abbiamo saputo che avevano iniziato uno sciopero della fame per protestare contro i trasferimenti di massa e le conseguenti deportazioni verso la Tunisia, che ricordiamo ha siglato diversi accordi con lo Stato italiano sulla questione dei rimpatri forzati.
Ci hanno raccontato da dentro di trovarsi in una situazione dove burocraticamente non possono intervenire. Utilizzando il ricatto del prolungamento del periodo detentivo, sbirri ed ente gestore agiscono continue pressioni sulle persone detenute per richiedere il rimpatrio volontario.

Dai loro racconti stanno assistendo a continui trasferimenti di gruppi di persone che arrivano settimanalmente al CPR.

Al momento all’interno della struttura ci sono circa una centinaio persone detenute.
In particolare sono agibili cinque aree su sei, poiché una è stata bruciata durante le rivolte del mese scorso.

Ieri abbiamo avuto notizia che nell’area viola i reclusi stanno protestando contro le condizioni di detenzione, in seguito a questo hanno deciso di bruciare alcuni materassi dell’area. A causa del sovraffollamento delle unità abitative, causa per cui i ragazzi dormono spesso ammassati nell’area mensa, diverse decine di detenuti hanno deciso, in segno di protesta, di iniziare collettivamente uno sciopero della fame durato quasi una settimana.

Un’ulteriore motivazione delle rivolte è la continua assenza di cure mediche.
Come ci ha testimoniato ieri un ragazzo tunisino detenuto nell’area verde, si trova all’interno del CPR nonostante abbia subito poco tempo fa un’operazione durante la quale gli è stata inserita una placca di ferro nella gamba. Per questo motivo non riesce a muoversi e ovviamente ad andare in bagno. Ha richiesto più volte un intervento sanitario ma è stato sempre ignorato dall’infermeria e dal medico assunti dall’ente gestore.
Un altro ragazzo, durante la recente protesta, è stato sedato più volte in maniera forzata attraverso delle iniezioni fino a che non è diventato incosciente.
Da quel momento è stato abbandonato in sedia a rotelle e fa fatica a muoversi e a comunicare.

Quotidianamente ci raccontano della totale impossibilità di comunicare con l’esterno a causa del divieto di possedere dei telefoni e aumentando perciò l’isolamento delle persone detenute all’interno delle mura.
Il cibo avariato continua ad essere fornito ad orari imposti dall’ente gestore con all’interno forti dosi di psicofarmaci. Ci dicono inoltre che non hanno acqua calda a disposizione e che i bagni non hanno finestre né areazione.

Lo sciopero è durato fino a lunedì scorso ma continuano le proteste. Ieri mattina ci hanno detto che le persone detenute in una delle aree hanno bruciato dei materassi, ribellandosi per le condizioni di detenzione a cui sono costretti.

Le deportazioni continuano a svolgersi in maniera totalmente arbitraria.
Un ragazzo marocchino, dopo essere stato deportato, ci ha contattato raccontandoci che era da solo in un volo di linea in partenza da Milano, scortato da due agenti di polizia per tutto il viaggio. Da lì a due giorni ci sarebbe stata la scadenza del suo periodo detentivo nel CPR di Torino.

Sempre al fianco di chi lotta per distruggere la propria gabbia.

Solidarietà ai detenuti in rivolta all’interno dei centri di detenzione.

Fuoco alle frontiere e ai CPR!