In seguito alla rivolta del 20 febbraio, che ha reso inagibile anche l’area verde, varie testate giornalistiche hanno vociferato in merito a una prossima possibile chiusura del CPR di corso Brunelleschi.
Ad oggi sappiamo che ancora sei persone sono recluse nell’unica stanza agibile di tutto il centro (l’area blu) e che nessuna informazione è stata loro data in merito a eventuali trasferimenti e/o possibile chiusura del centro.
I sei reclusi sono in sciopero della fame da stamattina per protestare contro le condizioni di detenzione. Uno di loro ha iniziato sciopero della fame già il 16 Febbraio e ha perso molti chili. Non riesce più a camminare bene e, mentre un suo compagno di stanza cercava di prendere una carrozzina per lui, l’ispettore di turno lo ha umiliato e spinto a terra mentre tentava di reggersi in piedi.
Quando, privo di forze, è svenuto è stato portato in infermeria dove lo hanno sottoposto a somministrazione coatta di farmaci e alimentazione forzata, con il supporto coercitivo dei militari, contro la sua esplicita volontà più volte ribadita.
Ieri mattina i reclusi erano sette. A uno di loro è stato comunicato il trasferimento al CPR di Milano ed è stato portato via dalla polizia. Giunto a Milano ha potuto scoprire, trovandosi in aeroporto, che non si trattava di un trasferimento, bensì di un rimpatrio. In aeroporto ha messo in atto una protesta insieme ad altri due reclusi, provenienti da altri CPR d’Italia che si trovavano anch’essi dinanzi a una imbarcazione coatta in un aereo di linea. Tutti e tre sono stati violentemente pestati, dentro l’aeroporto, dalla polizia con i manganelli e poi portati indietro nei CPR di provenienza.
Ancora una volta il coraggio di chi si ribella ha potuto inceppare, seppur per un attimo, la macchina delle espulsioni. Ancora una volta purtroppo la repressione è arrivata in modo violento e istantaneo. Il recluso in questione è stato riportato al CPR di Torino ieri sera in gravissime condizioni di salute in seguito al pestaggio.
Questa mattina durante una perquisizione delle guardie nell’area blu (alla ricerca di accendini) questa persona è caduta, essendo ormai impossibilitato a stare in piedi a causa delle violenze subite. In seguito è stata portata via dal centro, si ipotizza in ospedale viste le gravi condizioni di salute in cui versa, ma come sempre non è dato saperlo visto il silenzio per imperversa sulla detenzione amministrativa.
L’ente gestore, infatti, non rende più possibile l’acquisto di schede telefoniche all’interno, probabilmente nel tentativo di rendere ancora più difficoltosa la comunicazione con fuori.
Ancora una volta però il muro del silenzio è stato rotto e i reclusi hanno potuto raccontarci cosa succede dentro.