A due mesi dall’inizio del mandato di ORS s.r.l. per la gestione del CPR di Torino nel Centro si susseguono proteste e rivolte.
Abbiamo ricevuto la telefonata di due persone recluse che hanno voluto raccontarci quello che sta accadendo in queste settimane nel Centro di corso Brunelleschi.
Le aree aperte sono l’area Gialla, la Blu, la Verde e la Bianca mentre l’area Rossa e la Viola sono in ristrutturazione. In tutto il centro sono recluse 72 persone, 25 delle quali nell’area Gialla. Avvengono giornalmente nuovi ingressi di persone le quali, una volta avvenuta la somministrazione del tampone covid e la sommaria visita del dottor Pitanti, sono isolate nell’Ospedaletto per due settimane per poi essere trasferite nelle aree in seguito ad un secondo tampone. Ricordiamo che l’area del cosiddetto Ospedaletto era stata chiusa a settembre con grandi fanfare mediatiche e cerimoniosità in seguito all’ennesima morte in isolamento; chiusura evidentemente temporanea per calmare le acque agitate durante le indagini sull’omicidio di Moussa.
Continuano i sequestri dei telefoni personali all’ingresso, pratica repressiva adottata ormai da tempo per ostacolare ancor di più la comunicazione con l’esterno ed arginare la possibilità di stringere relazioni di solidarietà. Le condizioni quotidiane continuano ad essere raccapriccianti: il cibo viene consegnato praticamente marcio, le strutture sono fatiscenti e ad ogni recluso vengono dati 2,50 euro al giorno che devono bastare o per comprare i costosissimi prodotti del market o le schede telefoniche necessarie per utilizzare le cabine e comunicare con l’esterno.
Anche le deportazioni non si arrestano. Dopo la somministrazione del tampone, le persone vengono prelevate dalle aree nel cuore della notte per essere trasferite in aeroporto via pullman della polizia. L’autodeterminazione delle persone detenute prende quotidianamente forma negli atti di protesta, a volte autolesionisti, che in alcuni casi portano alla possibilità di evadere dal CPR ma sono anche uno strumento per sottrarsi alla deportazione.
Il 18 marzo scorso c’è stata una forte rivolta nel centro, immediatamente repressa dalla polizia che ha eseguito anche un arresto e un trasferimento in carcere, in solidarietà ad una persona che per evitare la deportazione si era gravemente ferita e che aveva ricevuto delle fasciature come unico trattamento. Queste ribellioni nascono e vengono portate avanti dalla determinazione e dalla rabbia delle persone che decidono di non piegarsi alle vessazioni continue e alla repressione dei servi in divisa.
Ci arriva anche notizia che in queste settimane le persone recluse nell’area Bianca hanno intrapreso uno sciopero della fame in solidarietà a chi ha resistito alla deportazione e contro le umiliazioni quotidiane nel CPR.
Ricordiamo che il 25 aprile torneremo sotto le mura del CPR, per portare la nostra solidarietà alle persone recluse e in lotta
I CPR SI CHIUDONO CON IL FUOCO!
SOLIDARIETA’ A CHI LOTTA DENTRO OGNI GABBIA!