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AGGIORNAMENTO: DOVE NON ARRIVANO I RIFLETTORI

SCIOPERO DELLA FAME A GRADISCA D’ISONZO E NEL CRA DI VINCENNES.
DEPORTAZIONE SVENTATA SU VOLO DI LINEA E LIBERTA’ OTTENUTA PER SCADENZA TERMINI A GRADISCA.

Le inchieste giornalistiche e la riscoperta etica dei partiti d’opposizione, che tanto temporaneamente quanto opportunisticamente stanno accendendo i riflettori su vessazioni e condizioni degradanti all’interno dei CPR, non riescono e non vogliono uscire da un piano a dir poco superficiale.

Quando le telecamere o qualche politicante entrano scortati dagli stessi aguzzini nel centro di Gradisca di Isonzo, ad esempio, per raccontare ciò che è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti – abuso di psicofarmaci sui detenuti e trattamenti disumani di ente gestore e guardie – dimenticano ogni riferimento sia alle lotte portate avanti nel centro, sia alla funzione che le condizioni imposte all’interno dei CPR mirano a realizzare.

Fino a ieri, per 7 giorni, uno sciopero della fame e della sete è stato portato avanti da un detenuto. Un mese fa aveva intrapreso l’iter burocratico per la richiesta d’asilo politico che gli è stata negata, nonostante il concreto rischio di essere perseguitato in caso di rimpatrio forzato in Tunisia.
Le segnalazioni agli avvocati e ai servizi sanitari effettuate dai reclusi a lui vicini non hanno avuto alcun seguito, seppur le condizioni di salute diventassero più gravi di giorno in giorno. Ieri gli è stato concesso di vedere il suo avvocato che ha spinto per l’interruzione dello sciopero in vista di una ipotetica soluzione.
L’indifferenza e la violenza dei CPR, come raccontano i reclusi, non rappresenta una eccezionalità o una disfunzione gestionale, ma una precisa strategia. Quest’ultima, tra le altre, si pone come strutturale al sistema di gestione dei flussi migratori che ha tra gli obiettivi il costringere i reclusi a richiedere il rimpatrio volontario, una volta raggiunto lo stremo, e fungere da deterrente all’ingresso irregolare.

Il silenzio invisibilizza soprattutto chi riesce a ottenere la libertà opponendosi alla macchina delle espulsioni.
È il caso di una persona che in prossimità della scadenza del suo periodo detentivo all’interno del CPR di Gradisca è stato trasferito in aeroporto al fine di essere deportato. Una volta salito nel volo di linea scortato dagli agenti si è ribellato al rimpatrio forzato che gli è stato imposto.
Per questo motivo non solo ha potuto evitare l’espulsione, ma anche ottenere la libertà, sfuggendo al rischio di essere nuovamente recluso nel centro.

È sempre notizia della settimana la morte di un detenuto nel CRA di Vincennes (vicino Parigi), causata da un violento pestaggio da parte della polizia francese.
I detenuti raccontano di un’esperienza che non suona nuova: la necessità per le persone recluse di creare tensione al fine di richiedere assistenza sanitaria, a fronte di cure negate e violenti pestaggi della polizia.
“Noi piangevamo mentre loro ridevano”, raccontato i detenuti accusando di razzismo le guardie francesi.
Così in protesta hanno iniziato collettivamente uno sciopero della fame.

 


SEMPRE AL FIANCO DI CHI E’ RECLUSO E DI CHI SI RIBELLA!