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Mattone su mattone: la costruzione del muro repressivo

Dal decreto Cutro, passando per Sud e Caivano, fino alla proposta di pacchetto sicurezza appare evidente come l’attuale governo – sulla scia degli esecutivi precedenti e sotto la benedizione europea – stia attuando una strategia fortemente giustizialista, razzista e classista.

Lungi dall’essere un casuale minestrone di azioni repressive, le mosse legislative sembrano andare determinate verso alcune direzioni. Una è quella della creazione di un nemico interno – inquadrato, anche, nel proletariato e sottoproletariato razzializzato – funzionale a una logica di guerra, in un contesto di crisi economica ed ecologica imminente. L’altra quella della repressione di ogni possibile afflato di ribellione, tentando il rabbonimento docile della società tutta attraverso punizione, sorveglianza e terrore.

Clandestinizzazione di grosse fette della popolazione migrante, criminalizzazione delle forme di sopravvivenza economica delle classi oppresse e appiattimento delle procedure amministrative su quelle penali sono tutti meccanismi – neanche tanto sottili – per inquadrare una classe di oppressi come capro espiatorio in un momento di crisi sociale ed economica lampante.

L’accostamento tra CPR e carceri penali, l’utilizzo di procedure amministrative questurine con fini preventivi e punitivi, la sempre maggiore chiusura in forme semidetentive dei centri di supposta accoglienza non sono altro che alcuni dei vari modi con cui le persone razzializzate vengono essenzializzate e schiacciate sul fantasma di un supposto soggetto pericoloso, sempre apparentemente sull’orlo di mostrare la sua inequivocabile natura “criminale”.

Dall’altro lato non possiamo che rimarcare come una pluralità di articoli sparsi in questi nuovi decreti siano funzionali a disincentivare preventivamente ogni afflato di lotta, protesta e ribellione: dall’arresto in flagranza per possesso di armi od oggetti atti a offendere, all’acuimento delle pene per reati di piazza, alla formalizzazione del reato di (non meglio definita) rivolta dentro CPR, galere e centri di accoglienza.

Non sta forse a noi ribadire l’ovvio: ciò che si cerca di ottenere con tali mosse è una societa pacificata e una classe di oppressi docile e remissiva, a cui stroncare preventivamente anche i meri desideri di ribellione. Le galere, sia penali che amministrative, sono uno degli strumenti determinanti di questo sistema di controllo e punizione. I rivoltosi che le hanno danneggiate o distrutte rimangono un esempio di coraggio e lucida determinazione che conforta in un mondo schiacciato sotto il manto pesante del capitalismo differenziale.

Ritrovare il filo conduttore che attraversa queste azioni legislative ci aiuta a comprendere in che direzione lo Stato si sta muovendo e con quali intenti. Sperando che l’analisi schiarisca un po’ il cammino di lotta e stimoli la possibilità di dotarci degli strumenti e delle energie necessarie per contrastare i tempi bui che appaiono all’orizzonte.

I podcast che seguono cercano di guardare analiticamente a ognuno dei passaggi legislativi fin qui avvenuti, con l’aiuto di Giorgia, una avvocata di Bologna. Queste dirette radiofoniche sono state trasmesse durante Harraga in onda su Radio Blackout. Harraga focalizza il suo sguardo su CPR e frontiere e dunque il tentativo analitico fatto è quello di cercare di comprendere gli effetti materiali che questa pioggia di decreti e disegni di legge avrà sulle persone già oppresse lungo la linea del colore, in viaggio, prive di documenti europei o recluse dentro galere e CPR.

  • Decreto Cutro: sulla protezione speciale e i nuovi accordi europei – 30/06/2023

 

  • Decreto Cutro e nuovo Decreto Sud – 13/10/2023

 

  • Decreto Caivano e pacchetto sicurezza – 29/12/2023